I disordini temporomandibolari provocano una sintomatologia alquanto varia, ma i sintomi più comuni sono i seguenti: dolore o rumori (schiocchi oppure sfregamento) all’articolazione della mandibola, limitazione dell’apertura della bocca, deviazioni dell’apertura della bocca, mal di testa, dolore e affaticamento ai muscoli del viso, dolore o rigidità al collo, alle spalle e alla schiena. Se avete alcuni di questi sintomi è opportuna una valutazione da parte di uno specialista della materia.
Il bruxismo è l’abitudine di stringere, serrare, e/o digrignare i denti tra loro. Per “digrignare” si intende strisciare i denti tra loro con movimenti laterali o in avanti e indietro; per “serrare” si intende invece l’atto di stringere forte i denti tra loro senza muoverli.
Nel primo caso si nota l’usura dei denti (cioè si consumano a furia di strisciare), soprattutto dei canini, che spesso presentano le punte appiattite. Nel secondo caso invece i denti in genere non si consumano in modo rilevante, ma presentano delle fissurazioni, cioè delle piccole spaccature sullo smalto. Si possono anche verificare vere e proprie fratture dei denti o delle protesi.
Innanzi tutto bisogna chiarire che il rapporto tra una eventuale malocclusione dentale e una sintomatologia dolorosa é spesso incerto. Per questo motivo l’American Academy of Orofacial Pain suggerisce un approccio terapeutico conservativo e reversibile, evitando terapie occlusali irreversibili. L’approccio più corretto è iniziare il trattamento con un dispositivo trasparente rimovibile in resina (si chiama “bite”) per qualche mese, eventualmente associando una terapia farmacologica (con farmaci antinfiammatori, antidolorifici, rilassanti muscolari) e degli esercizi. Nella maggior parte dei casi il problema si risolve così.
Solo dopo questo trattamento reversibile si può consigliare in alcuni casi di intervenire sui denti in via permanente. Questo può essere fatto con un trattamento ortodontico (il così detto “apparecchio”), oppure con un trattamento protesico, con capsule e ponti. In alcuni casi è anche possibile correggere piccoli difetti dell’occlusione dentale con l’utilizzo di materiali da ricostruzione o rimuovendo piccole interferenze.
I dolori e le disfunzioni alle articolazioni della mandibola, ad esempio la comparsa di “click” articolari, sono relativamente comuni nella popolazione e spesso hanno un’intensità oscillante nel tempo, con momenti di maggiore intensità e momenti di maggior benessere. Poiché una terapia ortodontica ha spesso una durata di alcuni anni, non è raro che durante questo periodo compaiano questi sintomi, ma in genere non c’è nessun rapporto di causa-effetto con la terapia.
Inoltre, la terapia ortodontica serve a correggere un’eventuale malocclusione dentale, per cui, il miglioramento della condizione dentale non può che migliorare la funzione mandibolare, a meno che la terapia non sia palesemente errata.
Per prudenza, se i disturbi sono leggeri e passano in breve tempo non è il caso di preoccuparsi, in caso contrario, se fossero molto fastidiosi o se non si risolvessero nel giro di poche settimane, è bene comunicarlo al proprio dentista e farsi visitare da uno specialista.
La vera emicrania non ha alcuna relazione né con l’occlusione dentale, né con l’abitudine di stringere, serrare o digrignare i denti tra loro (questa abitudine prende il nome di bruxismo). È definita una cefalea primaria, cioè non un sintomo di un’altra patologia, ma una patologia di per sé.
Però, sia i disordini temporomandibolari, sia il bruxismo, possono dare origine a un mal di testa che assomiglia molto ad un’emicrania, per questo motivo i due tipi di mal di testa possono essere confusi.
E’ sempre consigliata la visita presso un dentista esperto nella diagnosi di queste patologie nei pazienti che soffrono periodicamente di “emicrania” o altri tipi di mal di testa, per verificare se l’occlusione dentale o il bruxismo possano esserne la causa, oppure una concausa.
Il bite non deve fare male. A volte può capitare che sia un po’ stretto in alcuni punti e crei indolenzimento dei denti, che abbia dei punti ruvidi o i bordi irregolari che possono creare piccole irritazioni alla lingua, alle guance e alle labbra, ma in tutti questi casi può e deve essere corretto in modo da evitare e risolvere tutti questi disagi.
Il bite che si usa durante il giorno è quasi invisibile, sia perché nella sua parte anteriore è completamente trasparente, sia perché il labbro inferiore solitamente copre i denti inferiori dove il bite si inserisce, nascondendolo. Non modifica in genere neanche il modo di parlare, per questo può essere indossato senza difficoltà anche durante il lavoro e la vita sociale, senza che nessuno se ne accorga. Ovviamente non è come non avere niente in bocca, ma ci si abitua facilmente dopo poco tempo.
Il bite che si usa durante la notte può essere invece un po’ più fastidioso perché è più ingombrante, più visibile, e crea difficoltà nel parlare. Però si usa soltanto mentre si dorme, quindi questi disagi in genere si superano facilmente.
Ovviamente la lunghezza del trattamento dipende in primo luogo dal tipo di problema che viene riscontrato e in secondo luogo dalla risposta biologica del paziente o della paziente, che varia da individuo a individuo. Si può comunque dare una risposta di massima.
Se l’unico problema è l’abitudine di stringere, serrare o digrignare i denti tra loro durante la notte e la sintomatologia è presente solo la mattina appena svegli, il trattamento vero e proprio può durare circa 1 o 2 mesi. Però è consigliato continuare ad utilizzare sempre un bite, cioè un dispositivo trasparente rimovibile in resina durante la notte.
Se invece sono presenti altri fattori di rischio, oppure la sintomatologia non è limitata al mattino appena ci si sveglia o dura da molto tempo, il trattamento è solitamente più lungo e può durare da 4-6 mesi a circa un anno, a seconda dei casi. In alcuni casi può essere necessario utilizzare anche un bite durante il giorno per qualche mese, che viene costruito in modo tale da essere quasi invisibile e da non causare fastidi rilevanti mentre si parla.
Questo argomento è trattato nella sezione Occlusione dentale.
Questo argomento è trattato nella sezione Occlusione dentale e postura corporea.
I sintomi più comuni sono un forte russamento e la comparsa di sonnolenza durante il giorno, ma la diagnosi certa può essere fatta attraverso un esame strumentale che si chiama polisonnografia. Si esegue durante il sonno e permette la diagnosi delle malattie del sonno, tra cui le apnee notturne.
Se vuole avere un’idea di massima della possibilità di soffrire di questa patologia può fare il test presente in questo sito internet, pur precisando che non può essere un test diagnostico accurato.
Il russamento durante il sonno è un sintomo frequente delle apnee notturne, tuttavia non significa necessariamente che si soffra di questa malattia. Infatti, il russamento implica una vibrazione dei tessuti della faringe al passaggio dell’aria, ma quando è presente un’apnea notturna l’aria non passa più e in quel momento il russamento cessa creando una pausa respiratoria. In assenza di queste pause respiratorie il russamento non causa apnee notturne.
Per sapere se si soffre di apnee notturne è opportuno fare una visita specialistica e una polisonnografia, un esame strumentale che si esegue durante il sonno e permette la diagnosi delle malattie del sonno, tra cui le apnee notturne.