Per occlusione dentale si intende il modo in cui i denti vengono in contatto quando chiudiamo la bocca. Ma in che modo un’occlusione dentale scorretta è in grado di provocare sintomi così diversi e in sedi così distanti dal cavo orale?
Il ragionamento alla base dell’ipotesi che una malocclusione dentale possa causare patologie a carico delle articolazioni temporomandibolari e dei muscoli masticatori, si origina da una caratteristica singolare: la posizione in cui noi chiudiamo la bocca è necessariamente determinata dalla posizione dei nostri denti: noi possiamo chiudere la bocca unicamente nella posizione in cui i denti superiori e inferiori si “incastrano” gli uni sugli altri. In molti casi, la posizione che la mandibola (la parte inferiore) assume rispetto alla mascella (la parte superiore) non è perfettamente “centrata”, la mandibola può trovarsi più in avanti, più indietro o spostata lateralmente, con discrepanze in senso antero-posteriore, laterale e anche verticale.
Alcune persone hanno infatti il morso più ”chiuso” rispetto a quello che dovrebbe essere, o perché i denti sono più corti (per usura oppure per una ridotta eruzione), o perché sono molto inclinati, o perché sono mancanti (estrazioni). In teoria, in tutti questi casi, la malocclusione può causare un’attività asimmetrica e anomala delle articolazioni temporomandibolari e dei muscoli masticatori, determinando la posizione dei condili mandibolari, che sono le porzioni della mandibola che si articolano con il cranio. Tra le due parti: la prima convessa e la seconda concava, è interposto il disco articolare che serve a far combaciare meglio i capi articolari tra loro e a rendere i movimenti più fluidi, e che, in condizioni normali, segue il condilo nei suoi movimenti (vedi figura).
Ovviamente, la posizione della mandibola, che dipende dalla posizione dei denti, modifica la posizione dei condili mandibolari all’interno delle articolazioni temporomandibolari. Ma queste alterazioni favoriscono veramente la comparsa di una sintomatologia articolare o muscolare? Beh, probabilmente no. Soprattutto perché questa posizione mandibolare la otteniamo solamente nel momento in cui i denti sono in contatto, cioè quasi mai. Infatti, normalmente i denti non sono in contatto tra loro, se non nell’istante della deglutizione e, ogni tanto, durante la masticazione. Per il resto del tempo, in posizione di riposo, le labbra sono unite, ma i denti sono separati, rendendo più fragile il ragionamento su cui si basa questa ipotesi. Nonostante ciò, in passato gli studi sembravano confermare tale ipotesi e infatti queste patologie venivano spesso curate con terapie odontoiatriche volte ad eliminare la malocclusione dentale, come terapie ortodontiche e protesiche. Tuttavia, si trattava quasi sempre di studi senza gruppo di controllo. Attualmente, gli studi più recenti hanno dimostrato che si possono raggiungere gli stessi risultati anche con terapie conservative e reversibili, senza la necessità di cure invasive e irreversibili. Per questo motivo, l’American Academy of Orofacial Pain nelle sue linee guida suggerisce di ricorrere con molta cautela a terapie volte a modificare permanentemente l’occlusione dentale. Le terapie di prima scelta sono terapie conservative e reversibili.